Cultura

Per “scorpacciarsi” di Brazil? Falange Canibal!

Recensione del cd "Falange Canibal".

di Enrico Barbieri

Questa sì che è vera amicizia: farsi a pezzi a vicenda, fagocitando le parti più tenere e saporite dell?altro. Affettuoso cannibalismo. Alla fine degli anni 80, un gruppo di musicisti inquieti cominciò a frequentarsi in un piccolo bar brasiliano. Gli avventori arrivavano da Paesi musicali differenti ed erano tutti molto affamati. Ogni sera consumavano voracemente note, brandelli di poesie, teatro? Finite le portate a disposizione, dunque, non esitarono ad addentarsi l?un l?altro, digerendo in comune idee e ispirazioni. Il frutto di tanti scambi è stato il battesimo dell?ultimo gruppo d?avanguardia brasiliano, la Falange Canibal: una di quelle creature a più teste, sensuali e potentissime, che possono nascere soltanto nella terra grassa e fertile del Brasile. Lenine, cantautore pernambucano, faceva parte del gruppo e pubblica ora un disco che restituisce il senso, l?arte e le vibrazioni di quell?esperienza. Il cd, of course, è intitolato Falange Canibal. Vi partecipano quasi tutti i componenti del gruppo (Bráulio Tavares, Lula Queiroga, Dudu Falcão, Sérgio Natureza), con in più imprevedibili irruzioni dal Nordamerica: cosa ci fanno Ani Difranco e i Living Colour in questo consesso tutto Brazil? Partecipano al banchetto di funky, elettronica, chitarre pesanti, suggestioni cyberpunk e dolci melodie gentilmente offerto da Lenine. E per chi non s?impressiona davanti a tanta antropofagia musicale, il menu è vario e ogni piatto gustoso. Buon appetito.

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